Parma e “Provincia..li”: ma molto provinciali !

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Non era il mio obbiettivo cominciare il blog con una brutta opinione, ma oggi (anzi ieri vista l’ora) mi sono ritrovata casualmente a Parma. Biglietto da sfruttare, già pagato, giornata libera: tutte premesse per fare una piccola gita mordi e fuggi non proprio dietro l’angolo visto che abito a Perugia.

Comunque, a parte la premessa dei motivi per cui  mi sia ritrovata a visitare questa piccola città, passo subito a raccontare la “grande” esperienza culinaria in cui mi sono imbattuta poche ore fa.
Considero il momento del caffè come una sorta di sacro rito da consumare assolutamente senza ansia e oggi il mio obbiettivo era seguire con coerenza la mia convinzione accompagnando la nera tazzina con un dolce tipicamente parmense.
Mio malgrado non ci sono riuscita. Vi chiederete (o forse no) e perché ?

A limitare la mia scelta c’erano già il giorno e l’orario, le 17:00. Inoltre, bighellonando per il centro mi sono subito accorta che le pasticcerie e i forni aperti in zona erano solo 3 (Solo…).
Non volevo fiondarmi in un bar qualsiasi che potessi trovare anche sotto casa, allora, facendo il grande errore di fidarmi solo delle vetrine, ho scelto di gettarmi, non senza esitazione, nella pasticceria più colorata delle tre,  la “Provinciali”: (nel senso che la scortesia fa provincia…).
A dire il vero il bancone era una meraviglia, esteticamente, ma mancava una qualsiasi indicazione sulla composizione degli almeno 50 dolcetti esposti sotto la vetrinetta, non che i prezzi. Questi erano scritti in un elenco dietro la cassa, ma con un carattere simile a quello del bugiardino dei medicinali.

Affamata mi sono subito rivolta alla banconista (probabilmente pure proprietaria dispotica):
“Scusami, senti… vorrei assaggiare qualcosa di tipicamente parmense, cosa mi consiglieresti?”.
E lei: ” Dipende da quello che ti piace!”.
Neanche a dirlo, mentre mi parla mi fulmina con lo sguardo come a dire ” Prendi quello che ti pare basta che mangi, paghi e te ne vai!”.
Ho calcato un po’ troppo la mano rispondendole ancora: “Guarda io adoro tutto ciò che è dolce…”.
Neanche ho finito di parlare che mi schiaffa una frolla a mezza luna su un piattino dicendo ” Lo vuoi un tortello alla marmellata?”.
Avrei potuto dire si o no, non avrebbe fatto differenza.
Nonostante la voglia fosse diventata quella di andarmene, la scortesia non è da me, quindi mi sono fatta appioppare questa misteriosa frolla di Parma (mah…), probabilmente alla confettura di prugne. Pare che sia effettivamente un dolce tipico, ma devo fare ricerche a riguardo.
Il fatto che non sia stata capace di distinguere il gusto è tutto un programma sulla velocità con cui ho trangugiato quella povera pasta.
Ho chiesto remissivamente un caffè lungo a una impauritissima barista con l’espressione da Amélie Poulain.
Intorno a me era tutto un caotico vociare, che in sé per sé per un locale è positivo e normale di Domenica, ma ai “Provinciali” metteva una fretta ed un’angoscia visibili ad occhio nudo.
Non è stata solo un’impressione dato che, mentre ero ancora a metà tortello, mi è stato letteralmente strappato da sotto il mento il piattino con seguito di tazza.
Ovviamente la conseguenza è stata che non ho finito il caffè ed ho dovuto fare un’equilibrismo da imbianchino senza scala per non riempirmi di zucchero a velo.
Tutto questo in 3 minuti di orologio.
L’invadente imbarazzo per la situazione mi ha spedita dritta dritta alla cassa, dove sono stata liquidata con un “Arrivederci” inespressivo, direi mogio. In realtà l’espressione non l’ho neanche vista considerando che alla prima “i” la banconista già era di nuovo all’altro capo del locale. 2,80 euro di scortesia: anche se il dolce era realmente fatto bene, con la frolla croccante e simmetrico, il problema è che non ho assolutamente potuto godermelo per la scarsissima ospitalità.
Se l’obbiettivo era non farmi tornare ci sono riusciti.
Non basta l’estetica e la formalità culinaria: un bar è un luogo di relax dove nascono idee; una pasticceria lo è di più.
Dalla “Proviciali” ho solo trovate un grosso magone per non aver goduto del prodotto tipico e tanto tanto stress: tutto il contrario di quello che ci si aspetterebbe da una Domenica pomeriggio in Emilia e provincia.

M.R.M.

Ps: appello ai Parmensi… ma a carnevale che dolci tipici mangiate ? Lo voglio sapere da voi non dal registro regionale ! 🙂