Cinquanta sfumature di Cacio

La mia bacheca facebook è da giorni invasa da una specie di epidemia: quella delle fan incallite di “Cinquanta sfumature di grigio” o degli oppositori totali, impegnati a postare senza sosta parodie su parodie per esprimere il proprio dissenso.
Io mi schiero dalla parte degli osservatori indifferenti. Sono troppo impegnata a sbrinarmi da questo freddo epico, a guarire dal raffreddore (epico pure quello) e a studiare per (si spera) l’ultimo esame della sessione. Non ne posso più di guardare il mio frigorifero pensando a tutte le sostanze tossiche contenute in questo o quell’alimento!!!

Però guardare il frigorifero con uno stato d’animo vicino all’ansioso patologico può dare i suoi frutti, soprattutto se devi cucinarti un pranzo veloce. La velocità spesso è associata a roba fredda, a un panino con in mezzo del triste prosciutto in superofferta o del formaggio. Si…il formaggio…

Nel mio frigo c’era del Pecorino grattugiato. Millesimo di secondo e la soluzione alla tristezza dell’inverno è arrivata.
Mi faccio una Cacio e Pepe!

A me la Cacio e Pepe mi ricorda un viaggio a Roma che feci due anni fa. Una sera ce ne andammo a cena nella piccola Ariccia, cittadina divertentissima dei castelli, famosa per l’elevatissima concentrazione di osterie. Vi giuro elevatissima è un eufemismo…

I ristorantini, tutti attaccati l’uno all’altro, vengono chiamati Fraschette, dall’antica tradizione di esporre sulle insegne un ramoscello. All’ingresso di ogni locale c’è sempre qualcuno che, con un volantino del Menu, ti invita ad entrare.
Moltiplicate questo atteggiamento per tutte le fraschette che possono esserci in una piazza e in una decina di lunghe strade e capirete che decidere cosa mangiare è un’impresa che richiede almeno 2 ore di camminata.

I tempi sono meno lunghi giusto se hai qualche amico laziale che già conosce le osterie migliori, ma in questo caso il divertimento si perde un po’.
Non potete capire che goduria è fermarsi a trattare con dei romani Doc che sguinzagliano le loro migliori tecniche di convincimento pur di renderti loro cliente.

Comunque, uscendo brutalmente fuori dalle nozioni geografiche. nella fraschetta che scegliemmo mi imbattei in una Cacio e Pepe che mi folgorò. Si era PESANTE. Si era proprio TANTA, ma era meravigliosa. La porcata più semplice del mondo e allo stesso tempo goduriosa. Altro che giochetti di Mr.Grey! E io (ora dico una bestemmia) non amo la pasta! Ogni tanto, lo ammetto, andava annaffiata con un bicchierino di vino dei castelli, altrimenti si impuntava in mezzo all’esofago. Ma che esperienza!

Ci ho messo un quarto d’ora d’orologio a prepararla ieri ed alla fine mi sentivo sazia e felice, e pure un po’ accaldata (forse per colpa del pepe ?).

Purtroppo non ho potuto fare la scarpetta con il pane; non tanto perché era finito, ma perché il pecorino (al contrario del Parmigiano) si attacca alla pasta e non al piatto. Curiosità buttate là.

Cacio e Pepe (e basta) x 4 persone

  •  280 g di pecorino romano (DOP sarebbe meglio eh…)
  • 400 g di tortiglioni
  • Pepe ( pepe pepe e ancora pepe)
  • 2 noci di burro ( se proprio dovete)

Mettete a bollire l’acqua per la pasta. Appena arrivata a bollore salatela e versate i tortiglioni. I miei ci mettevano 10 minuti a cuocersi ma ogni marca ha i suoi tempi di cottura. La pasta è al dente ( e lo dico pour parler) quando spezzando un tortiglione questo ha una piccolissima righina più chiara nella parte più interna.

Scolate la pasta non troppo bene in modo che risulti ancora un po’ bagnatella e subito rimettetela nella pentola. Versatevi sopra 220 g di pecorino (il resto mettetelo da parte per guarnire come dei contadini  affamati che hanno zappato a mano dalle sei del mattino) e iniziate a grattugiare pepe nella pasta come se non ci fosse un domani. Mescolate e mangiate tutto ancora caldo.

Se la pasta risulta un po’ troppo asciutta potete sciogliervi dentro una o due noci di burro.
Se invece tutto va bene l’acqua ed il pecorino dovrebbero emulsionarsi un po’ e non rendere la pasta collosa e pesante.
Un inno ai castelli sia intonato ! “Osteria numero 1… paraponziponzipò…”!!!!!

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